[Lista-Gruppi] Quo vadis...

[Milo Casagrande]

Il 21 ottobre 2009 10.04, Luca Ferretti <elle.uca a libero.it> ha scritto:
>
> Il problema è non avere una idea precisa di cosa esattamente le persone
> vogliano (dal forum, a quanto pare), e ogni possibile commento, anche in
> questo momento storico, credo sia una ottima risorsa.
>
> PS con "non avere una idea precisa" intendo posizioni tipo: "sul forum
> non c'è supporto serio ed è colpa del bar, ma non chiudete il bar perché
> io voglio socializzare"

Luca ha ragione, qualsiasi commento a questo punto può essere utile.
*Può* esserlo, non *deve* esserlo, perché la maggior parte delle volte
la comunità di utenti non è lo strumento migliore per prendere
decisioni o per farsi guidare, ma se c'è qualche cosa che non va
all'interno della comunità, gli utenti sono un'ottima cartina
tornasole.
Non sto e non voglio denigrare la comunità, anche perché senza di loro
Ubuntu non sarebbe la stessa cosa.

Il 21 ottobre 2009 10.15, Gianni <stealthk a gmail.com> ha scritto:
>
> Se è vero che, dopo la prima generazione (quella dei padri nobili) di
> mods e admins, tutti noi ragazzi di bottega siamo stati reclutati al
> bar, e se è vero che per i moderatori la competenza tecnica è una dote
> quasi irrilevante....dov'è che ci si può conoscere?
> Dove farsi
> un'opinione del carattere e delle qualità di una persona?

Facendo realmente quello per cui il forum era nato: portare assistenza
agli utenti.
Non ho idea di quali siano i criteri di valutazione di un nuovo
moderatore, ma credo che uno di quelli debba essere la sua competanza
tecnica e l'aiuto che porta o ha portato, altrimenti possiamo essere
tutti moderatori che controllano che non accada nulla di sbagliato dal
punto di vista del regolamento, ma nessuno che porta assistenza vera e
propria.

> Io continuo a vedere il bar come un valore aggiunto, magari azzoppato
> da qualche idiota e da una politica di moderazione non più adeguata ai
> numeri, ma pur sempre un valore aggiunto. Linux è linux e tecnicamente
> un forum vale l'altro, dov'è che si fa la differenza tra far partire
> un server x e creare una comunità? Per me è al bar, e la ragione del
> successo di ubuntu è anche qui. Non sarà elegante ma altre spiegazioni
> io non ne vedo.

Il forum internazionale non ha board di questo tipo (almeno da quanto
ho potuto vedere io), i cugini francesi hanno qualche cosa di simile
al bar, gli spagnoli non hanno nulla. Non mi pare comunque che dove
manchi "il bar", la comunità non ci sia o non si sia formata, anzi. A
differenza nostra loro si trovano più spesso dal vivo, sono più
"mobili" di noi e la comunità si forma lì, anche perché dietro una
tastiera è facile essere qualcuno, a quattro occhi devi essere te
stesso, puoi fregare qualcuno, ma non tutti.

> L'unico tentativo che mi sembri ora praticabile è quello di vietare
> argomenti pruriginosi, che dividono per loro stessa natura: politica,
> religione e orientamenti sessuali, ad esempio. Si parte così e dopo le
> vacanze di natale si fa un check tutti insieme. Per male che vada,
> potremo almeno dire di averci provato.

Da come la vedo io, sono 3 anni che ci stiamo provando, ed il
risultato è quello che abbiamo davanti agli occhi.
Possiamo anche limitare e limitare gli argomenti trattati al Bar (a
quel punto però conviene dire cosa vogliamo si parli al Bar, che
l'elenco sarà sicuramente più breve), ma cosa cambierebbe? Il lavoro
maggiore dei moderatori finisce sempre che si concentra lì, a che pro?

Se vogliamo realmente cambiare, ammesso che si voglia, la cosa deve
essere drastica altrimenti gli utenti non capiscono che l'aria è
cambiata e tutto continuerà a essere come prima.
Se ne andranno in 500-1000? Per me è un prezzo da pagare se vogliamo
ridare linfa a tutta la comunità.

Il mio spunto parte dal Bar perché è un problema reale e sentito (e
causa di problemi), ma sarebbe da estendere un po' a tutto il
contenuto del forum, è da rivedere anche in altri aspetti, se il
cambiamento è voluto e sentito.

-- 
Milo Casagrande <milo a ubuntu.com>